L’incontinenza fecale è un problema più diffuso di quel che si pensa

Imbarazzo, vergogna e disagio quando si è in mezzo agli altri: queste sono le sensazioni e gli stati d’animo che più comunemente vengono descritti dalle persone che soffrono di incontinenza fecale.

Non avere più il controllo del proprio corpo, oltre a creare un evidente disagio dal punto di vista psicologico, compromette in modo serio anche le più semplici azioni quotidiane:

ogni sforzo fisico rappresenta un potenziale rischio di perdite dall’ano, non si esce di casa senza portare con sé ricambi, pannolini e salviettine detergenti, si rinuncia a praticare il proprio sport preferito e a ritrovarsi insieme ai propri amici o familiari…  queste sono solo alcune delle più evidenti modificazioni dello stile di vita a cui chi soffre di incontinenza fecale va incontro.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo problema non colpisce solamente le persone anziane, o meglio: a livello statistico l’incidenza di pazienti di età superiore ai 65 anni è significativa, ma l’incontinenza fecale è un disturbo che purtroppo non guarda in faccia l’anagrafica.

Anche le donne che hanno partorito naturalmente, infatti, sono a rischio a causa del manifestarsi di danni al pavimento pelvico che, alterando le funzionalità dei tessuti della zona perianale, fanno sì che lo sfintere non sia più in grado di svolgere la sua funzione contenitiva.

Vi è la possibilità che traumi o incidenti fisici siano alla base dei problemi di mancata continenza anale, così come disturbi di natura neurologica o muscolare. La comparsa del fenomeno potrebbe inoltre essere ricondotta a un effetto secondario di malattie quali ad esempio il morbo di Parkinson, il diabete, la malattia di Alzheimer o l’epilessia, solo per citarne alcune.

Le cause che possono portare all’insorgenza di problemi di incontinenza fecale sono dunque tante e molto diverse tra loro; ecco perché il disturbo presenta un’incidenza stimata non trascurabile fra la popolazione mondiale, pari al 2% circa. Tuttavia la percentuale reale potrebbe essere molto più elevata: la causa di questa incertezza è la reticenza che spesso fa sì che i pazienti colpiti, per questioni di vergogna e imbarazzo, non ne parlino con il proprio medico.