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Per incontinenza fecale, o rettale, si intende quel disturbo che impedisce di controllare l’espulsione di gas intestinali o di feci.

L’incontinenza comporta gravi disagi per chi ne soffre, primi tra tutti vergogna e imbarazzo accompagnati da un pesante senso di insicurezza che spinge ad un progressivo isolamento e spesso a sentimenti di depressione. È frequente riscontrare che chi soffre di incontinenza non riesce a parlarne con alcuno, neppure il partner o il medico di fiducia.

La continenza delle feci è conseguenza del buon funzionamento dei muscoli del pavimento pelvico, degli sfinteri anali, dei nervi che li regolano, dell’intestino retto e delle terminazioni nervose di cui è ricco.

Questo “equilibrio” può essere alterato a causa di malattie neurodegenerative (es: Parkinson, Alzheimer), di lesioni muscolari (da parto, da operazioni chirurgiche, da incidenti) o patologie intestinali (morbo di Crohn), creando i presupposti che portano al manifestarsi di tipici sintomi dell’incontinenza fecale: da leggere perdite di gas o liquidi intestinali a seguito di sforzi (es: portare le spesa, esercizio fisico) fino a perdite improvvise, incontrollabili ed involontarie di feci.

Nei pazienti anziani, con difficoltà motorie o addirittura allettati, questo imbarazzante problema è più frequentemente legato alla disfunzione (= cattivo funzionamento) dei muscoli sfinteri, spesso aggravato dalla presenza di fecalomi.

È sempre di primaria importanza rivolgersi ad uno specialista proctologo per trattare questo gravoso problema; il colloquio del medico con il paziente anziano, la visita e gli esami specifici per questa disfunzione permettono di recuperare la serenità perduta e spesso una qualità di vita soddisfacente per il paziente e per chi lo assiste.