Il parto è un momento estremamente delicato e che può avere conseguenze significative sulla salute della donna; in particolare, le ricerche evidenziano che durante il parto naturale possono verificarsi delle lacerazioni perineali fino all’80% dei casi.
Esistono lesioni di varia gravità, che vanno da quelle che coinvolgono le strutture anatomiche più superficiali fino a quelle di entità maggiore che si verificano a carico dello sfintere e del retto. Eccone la classificazione secondo Sultan:
- Lacerazioni di I grado = coinvolgono l’epitelio vaginale o la cute della zona perineale
- Lacerazioni di II grado = coinvolgono i muscoli del perineo
- Lacerazioni di III grado = coinvolgono lo sfintere anale (riduzione dello spessore e lesioni allo sfintere esterno, lesioni anche allo sfintere interno)
- Lacerazioni di IV grado = coinvolgono l’epitelio anale
Le ricerche mediche hanno evidenziato che, nel caso delle lacerazioni più gravi, i fattori di rischio maggiori sono rappresentati dal tipo di strumenti utilizzati per il parto, dall’elevato peso del nascituro, dall’effettuazione dell’episiotomia, ma anche dal fatto che la donna sia al primo parto e che esso sia stato indotto.
Le lesioni allo sfintere anale possono quindi causare problemi di incontinenza anale nelle donne che hanno da poco partorito, ma occorre sottolineare che i sintomi legati all’insufficiente capacità contenitiva da parte dello sfintere possono manifestarsi anche a distanza di diversi mesi dal parto.
È quindi fondamentale che i medici che si stanno occupando della neomamma siano in grado di individuare e diagnosticare con precisione le eventuali lesioni al perineo verificatesi durante il parto, intervenendo con le cure del caso (es. suture) affinché possano essere ripristinate l’integrità, la funzionalità e la corretta forma anatomica delle parti anatomiche colpite, scongiurando così la comparsa successiva dei sintomi dell’incontinenza fecale. Un problema che, lo ricordiamo, può avere conseguenze pesanti dal punto di vista psicofisico nelle donne che stanno accudendo un neonato e che può amplificare la depressione postparto.
Cosa fare se, nonostante tutto, si venisse colpite dall’incontinenza anale nelle settimane o nei mesi successivi al parto? Il primo, imprescindibile passo da compiere è rivolgersi a un medico per avere una corretta diagnosi del problema e, sulla base di essa, le possibili cure per riportare la situazione alla normalità.
Ad esempio, nei casi meno gravi, può essere sufficiente un incremento del quantitativo di fibre assunto con la dieta che, migliorando la compattezza delle feci, riduce il rischio di perdite involontarie; esiste anche la possibilità di curarsi mediante tecniche di biofeedback e appositi percorsi di ginnastica riabilitativa volti a migliorare la forza e la tonicità dei muscoli della zona perineale e del pavimento pelvico.
Infine, quando le lacerazioni verificatesi in concomitanza col parto hanno lasciato dietro di sé lesioni permanenti, è possibile affidarsi alla chirurgia e in particolare all’approccio THD® GateKeeper che ristabilisce la funzionalità sfinteriale per mezzo di piccoli impianti autoespandenti e la cui efficacia è stata dimostrata scientificamente. Scopri qual è il centro medico più vicino a te dove si esegue il metodo THD® GateKeeper.